venerdì 18 gennaio 2013

From Ovada with Love

L'inverno del 2006/2007 fu piuttosto freddino, ma avevo appena preso la patente e non sarebbero stati pochi gradi sotto zero a impedirmi di godere della mia nuova libertà di movimento.

Circa tre giorni dopo aver preso la patente, io e un mio amico ci mettemmo in marcia in autostrada verso Ovada, per andare a un torneo a coppie di un noto di gioco di strategia fant in un locale molto trendy incredibilmente pieno di figa.

Ora, arrivare a Ovada in autostrada è una missione a prova di imbecille, anche per un neopatentato. La strada è dritta, larga, e tra gli autovelox e (oggi) il tutor non c'è nessuno che tira troppo, quindi arrivammo in un ora e mezza a destinazione, dopo essere riusciti a perderci un paio di volte appena usciti dal casello.

La giornata andò bene: i miei prodi cavalieri e i suoi posssenti nani ci garantirono la quarta posiz entrambi rimorchiammo alla grande e facemmo tantissimo sesso, dall'alba al tramonto.

Ora, quando si sta al chiuso per elevati lassi di tempo, si verifica una situazione tale per cui le condizioni meteo esterne diventano assolutamente impossibili da verificare. All'uscita, la tiepida zona collinare e premontana si era traformata in un inferno di ghiaccio e neve. 



Poco male, penso, prima o poi avrei dovuto imparare a guidraci sopra. Doveva anche aver piovuto, perchè l'asfalto era pieno d'acqua.
Il mio compagno esce e si lancia, saltellando e bestiammiando iddio e tutti i santi, verso la macchina. "Che pirla", penso seguendolo, affondando fino alle caviglie in un gelida pastura di acqua e neve sciolta. Doveva aver piovuto sopra alla neve, rendendola indistinguibile dall'asfalto bagnato. In qualche modo arrivammo alla macchina, con piedi, scarpe, calze e calzoni impegnati d'acqua gelida, che lanciammo dietro. Mi asciugai non ricordo come, e cercai di mettere in modo, ma c'era troppa neve e il mezzo era bloccato, con il parabrezza ghiacciato e ricoperto di neve.

Il mio collega si sporse da finestrino e in qualche modo pulì la sua metà di vetro, cosa che rimise in funzione i tergicristalli. La station wagon di mia madr  La mia Porsche allora riuscì a rimettersi in marcia, sebbene guidare con i piedi nudi a -8° sia un'esperienza di vita che non mi sento di consigliare ad anima viva.

Giunti al casello, ci infilammo nel deposito mezzi comunale, ove decidemmo di arrenderci. Telefonammo a casa, assistemmo al passaggio dei mezzi da neve e impietosimmo il custode, che avrebbe dovuto farci sloggiare. I miei vennero a prenderci, con scarpe e calzini. Uscii di casa, febbricitante, solo un paio di settimane dop Ovviamente le ragazze rimorchiate ci fecero strada fino a casa e, dopo aver nuovamento fatto sesso con noi in segno di saluto e rispetto, si accomiatarono da noi pregandoci di portare preso di nuovo da loro la gioa della nostra sana virilità.

O quello, o invocai mia madre e la morte svariate volte fino al rientro. Ora non ricordo.

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