giovedì 10 gennaio 2013

I dieci perdono, la donna vince

Parigi, settembre 2011.

Se dovete andare a Parigi, fatelo a Settembre. Non fa caldo e non fa freddo, e con il cielo spesso grigio riuscirete a scoprire i colori veri della città, quelli che risaltano solo se spiccano nel grigio perfetto dei palazzi.

Stronzate cromatiche a parte, a Settembre i prezzi sono bassi e non si fanno le code perchè c'è pochissima gente, e questo vale anche per i pezzi da 90 della città, dalla Tour Eiffel a Disneyland. La verità e che si sta da dio, senza torme di turisti che vanno a vedere il Louvre senza distinguere la Gioconda dal cartello che ti indica dov'è il cesso.

Io e la mia ragazza siamo in vacanza per festeggiare le nostre meravigliose lauree triennali. Lei ha fatto la tesi sui sassi colorati e io sui nazisti che giocano a Warcraft, riassumendo, quindi un po' di svago ce lo siamo meritati. 
Stiamo passeggiando sugli Champs Elysee, diretti a) all'Arco di Trionfo e b) al disneystore più cazzuto della zona, quando vedo un capanello di persone riunite attorno a un tavolinetto. Dietro c'è un ragazzo arabo, all'incirca della nostra età e ben piantato, che fa girare con rapidità funambolica carte da gioco e pezzi da 50 euro, invitando in un francese solo un po' meno stentato del mio i presenti a giocare. Un paio sorridono, la maggior parte ha le palle girate perchè si sta mangiando la tredicesima. 
Riconosco il gioco delle tre carte: i dieci perdono, la donna vince.

Vedo un tizio farsi largo, sento che parla italiano, fino a piazzarsi di fronte al tavolo con qualche cento euro in mano. Il pollo di turno, siore e siori, penso.

Un nostro concittadino lo placca al volo.

-Amico- attacca -è meglio se ti allontani.-
-Mi scusi?-
-Eh, tra connazionali ci si aiuta, eh, questo qua la frega. So come fanno, io-

Il giocatore sorride, torna al tavolo, sorride al ragazzo che fa le carte.

-Non capisci un cazzo di quello che dico, eh?-

Il giovane risponde in franco-arabo con una frase prefatta. Il signore si gira verso il suo salvatore, ridendo e sventolando un pezzo da cinquanta.

-Oh, lo so che vuole fregarmi. Il punto è che 'o scugnizz acca, un sa che a Napoli così c'ho campato pe' dieci anni, quando ero nu guaglione-

(nota: potrebbe non aver detto proprio così ma fotte sega, già parlo a malapena il casalese)

Scoppio a ridere, ho un nuovo supereroe preferito e posso procedere. In lontananza sento le grida di incoraggiamento ed esultanza degli altri giocatori.
Ah, Parigi.

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